“Tosca” of Giacomo Puccini at Torre del Lago, 6th August 2020: “One enchanted evening”

Imagine the perfect midsummer evening, a colourful sunset on a lake in Tuscany, some wild ducks floating up and down the streams of the peaceful waters… Far away, you can hear the notes of some famous operas of Giacomo Puccini. Elegant characters are sliding along the paths around the lake, waiting for the open air theatre to open… I was among the lucky few ones, who were invited together with my music mentor, Maestro Vincenzo Grisostomi Travaglini at the glamourous reception, preceding the opening of the 66th Puccini Opera Festival at Torre del Lago in Tuscany, just nearby Viareggio, where time has stopped for a while to make us go back to the timeless dreams of Puccini’s magic music.

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Prince Sisowath Ravivaddhana Monipong and Marquis Vincenzo Grisostomi Travaglini

 

Many ladies were dressed in evening gowns, whereas many men have chosen to endure the classical dark blue suit, even though the weather would be more welcoming to a light linen jacket and a panama hat. There arrives the landlord, General Director Franco Moretti welcoming all special guests with kindness and courtesy, followed by his charming wife, Alessandra delle Fave, aware of any smile or friendly signs to be reported immediately to her husband.

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We are now greeting the Artistic Director, Giorgio Battistelli, impeccable and enthusiastic of this opening after such hard times due to the Covid lockdown… And there arrive our dearest friend, Maestro Alberto Veronesi together with his mother and sister, to whom we are introduced by our adorable Paola Izzi. Emotions and memories of “Turandot” two years ago in Turkey for both “Maestros”….

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“Turandot” of Giacomo Puccini at Aspendos International Festival, September 2018

After the greetings and the delicious cocktail and ice-creams offered with refined style and decoration, we were finally allowed to enter the open theatre. The anti-Covid norms are strictly respected and we are all separated by at least one meter, wearing our masks until we are seated. Nevertheless, the excitement is growing and you can sense the wonderful feelings of a whole audience, looking forward to getting back to music life, to the artistic blissful pulse of the great Puccini’s opera. Personally, I was even more excited, if possible, as the opera chosen is my ever favourite one: “Tosca”. The questions are how Stefano Monti, the director, is going to resolve the problems of the Covid norms which impose the singers not to touch each other and how Maestro Veronesi would direct this masterpiece in an innovative way ?

FESTIVAL PUCCINI - TOSCA 2020

 

Well, the answer is : WONDERFULLY ! I was smashed by the elegance of the staging, with these three circles, actual theatres within the theatre, with symbolic representations of life feelings and pains, of heartful scenes and sorrow expressions.

Tosca  Ph. Giorgio Andreuccetti per 66° Festival Puccini 2020
Tosca regia Stefano Monti direttere Alberto Veronesi protagonisti: nel ruolo di Floria Tosca, Amarilli Nizza mentre al debutto nel ruolo di Mario Cavaradossi il tenore Amadi Lagha

The scarf which linked together Cavaradossi and Tosca in the first act was so sensual and playful, whereas the use of the rigid wand by Scarpia was clearly testifying the hardness and violence of the character. All along the opera, the tricks used by Monti were actually getting along so well with the plot and the music. Unfortunately, the third act was not really at the same level, perhaps too conventional and without research. One can think that the director was not given enough time to cure the last part of the opera the way he would have liked.

Tosca  Ph. Giorgio Andreuccetti per 66° Festival Puccini 2020
Tosca regia Stefano Monti direttere Alberto Veronesi protagonisti: nel ruolo di Floria Tosca, Amarilli Nizza , Devid Cecconi è Il Barone Scarpia.

Musically, it was enchanting. Maestro Veronesi rendered the best of Puccini’s art and saved many times the singers by allowing them to give the best of themselves without being compelled to fall into the difficult traps of a very hard music piece.

Tosca  Ph. Giorgio Andreuccetti per 66° Festival Puccini 2020
Tosca regia Stefano Monti direttere Alberto Veronesi protagonisti: nel ruolo di Floria Tosca, Amarilli Nizza mentre al debutto nel ruolo di Mario Cavaradossi il tenore Amadi Lagha

A special mention to tenor Amadi Lagha who was very appreciated in “Lucevan le stelle” but the wind was so strong on the lake that when the audience was asking for a “bis”, Maestro Veronesi had to turn around and explain that it was too cold to ask the tenor to sing again this world famous “aria”.

Tosca was Amarilli Nizza, a solid and recognised professional who was at the right level to give an interpretation complete and classy.

Tosca  Ph. Giorgio Andreuccetti per 66° Festival Puccini 2020
Tosca: Amarilli Nizza

 

Scarpia, Devid Cecconi, was so enthusiastic in his role that you could sense his joy to be again on stage and singing with all his heart this difficult part, even giving his character a kind of empathy in his evil deeds and thoughts !

Tosca 6 Agosto 2020

 

To put it in a nutshell, the stars were shining high and bright on Torre del Lago last 6th August and we were all deeply emotioned by the absolute privilege to get together in this unique place in the world to celebrate the one and unique Giacomo Puccini. Let us hope that Opera will continue to survive again any kind of obstacles and the response of the audience was doubtlessly one of the more optimistic evidence of our will to go back to attend quality performances and “Tosca” was one of them.

06 e 14 agosto 2020

TOSCA

Melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica

Musica di Giacomo Puccini

(prima rappresentazione 14 gennaio 1900, Teatro Costanzi, Roma)

Regia, Scene e Costumi

Stefano Monti

 

Maestro concertatore e direttore

Alberto Veronesi

Floria Tosca

Amarilli Nizza

 

Mario Cavaradossi  

Amadi Lagha

Il Barone Scarpia

David Cecconi

Cesare Angelotti  Davide Mura

Il Sagrestano Claudio Ottino

Spoletta Marco Voleri

 

Sciarrone  Alessandro Ceccarini

Un carceriere Massimo Schillaci

 

Disegno luci Eva Bruno

Orchestra del Festival Puccini

Coro del Festival Puccini

Maestro del Coro Roberto Ardigò

Alla Scala trionfa la musica

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Il Teatro alla Scala ritrova una sua identità con la “prima” della verdiana “Giovanna d’Arco” e grazie all’incisiva presenza sul podio di Riccardo Chailly, recentemente nominato Direttore Principale del Massimo milanese (dal 2017 ne sarà Direttore Musicale). Una compagnia di canto d’eccezione, una prova di livello superlativo di orchestra e coro.

Riccardo Chailly sul podio del Teatro alla Scala (foto ANSA)
Riccardo Chailly sul podio del Teatro alla Scala (foto ANSA)

Da anni la Scala sembrava artisticamente accodata ad un “globalismo” europeo, dallo stampo ( … forse sin troppo …) personalistico di Stéphane Lissner; piegata da una commercializzazione strumentale del pur stimato musicista Daniel Barenboim. La Scala non ha bisogno d’inseguire mode effimere e ritrova oggi nel suo tessuto storico-musicale e grazie al maestro Chailly la sua più genuina ragione d’essere. Riproporre a distanza di un secolo e mezzo nella sala del Piermarini la “Giovanna d’Arco” è operazione lodevole, di restituire ad un più vasto pubblico il lavoro meno conosciuto di Giuseppe Verdi, all’epoca giovane compositore inebriato dal successo di “Nabucco” e nell’entusiasmo compositivo de “I Lombardi alla Prima Crociata”. Erano anni di fervente patriottismo e la musica di Verdi quale nessun altra si fece testimone di tanta passione, partecipazione ed entusiasmo. Inutile la diatriba di stampo tutto musicologico  tra un Verdi minore, degli anni così detti “di galera” come li definirà egli stesso, ovvero di un periodo d’incessante ed esasperante lavoro in cui produrrà dieci opere in cinque anni e il Verdi dei capolavori più noti e rappresentati. Essenziale per un teatro d’Opera qual’è la Scala è la qualità della proposta.

Così che si è potuta appieno apprezzare, nella musica di “Giovanna d’Arco”, quella necessità continua di comporre del giovane Verdi che musicalmente si traduce in un ritmo estremamente serrato, in una urgenza espressiva. In piena atmosfera romantica e sempre attento a quanto in letteratura si esprimeva in Europa il compositore si rivolse alla drammaturgia di Schiller e se all’epoca, alla mancanza nella trama di una più reale visione storica dei fatti, si accentrarono le critiche, oggi si sarebbe sperato a che tanta possanza musicale, rispondesse una visione scenica di meno intriso ideologismo professionistico.

Anna Netrebko (foto ANSA)
Giovanna d’Arco – Anna Netrebko (foto ANSA)

Moshe Leiser e Patrice Caurier hanno guidato registicamente con mano sicura la realizzazione di questa produzione, reinventandosi la vicenda e confinandola ad un sogno, un poco “folle”, dove tutto si svolge in una stanza che si anima in ogni sorta di allucinazione: siano diavoli o angeli, in deliri mistici, battaglie cruente e cavalli da parata. Tutto costruito con grande cura e perizia del particolare, ma come risulta indubitabile nella realizzazione musicale e forse ne avrebbe siglato la “novità, la realizzazione scenica avrebbe trovato giovamento da una meno compiaciuta lettura del testo; che la regia fosse stata pensata con diversa creatività, nella consapevolezza di quel libretto, senza forzature inutili che portano, al contrario, ad una banale ripetizione di uno stereotipo di rilettura già visto e stravisto. Questo non deve segnare un limite, bensì un nuovo punto di partenza che nello stesso concetto di spettacolo rifugga dall’ossessività della solita stanza, così come nelle scene di Christian Fenouillat e costumi impersonali di Agostino Cavalca, spazio sia pur popolato e animato da coloriti folletti e da sottintesi evocativi. Nello sfavillio di proiezioni e di luci magistralmente realizzate da Christophe Forey, passa in secondo ordine il lodevole lavoro di proporre la “Giovanna d’Arco” nel testo originale, precedente ai tagli e distorsioni imposti dalla censura asburgica.

Nel solco della musica, protagonista indiscussa della serata la compagnia di canto, non solo per l’egregia partecipazione del soprano Anna Netrebko e del tenore Francesco Meli, ma anche perché questi solisti hanno dato la prova di come oggi si debba affrontare la vocalità di un’opera lirica, di come se ne possa dare un’impronta personale, moderna e allo stesso tempo rigorosa, senza nessun compiacimento stilistico, una linea di canto per entrambi nobile e coinvolgente.

Giovanna d'Arco - Francesco Mei e Anna Netrebko (foto ANSA) 2
Giovanna d’Arco – Francesco Mei e Anna Netrebko (foto ANSA)

Anna Netrebko è un’ ideale “Vergine d’Orléans”, dalla tessitura estesa in una tavolozza di colori quanto mai varia, elegante e appassionata; sottolineando consapevolmente tutti quei passaggi, quelle espressioni che troveranno una più matura riflessione nelle opere successive di Verdi, come per il devastante conflitto con un padre baritono. Ruolo quest’ultimo, di Giacomo, sostenuto con decoro dal baritono Devid Cecconi, in sostituzione di Carlos Alvarez, indisposto.

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Coro del Teatro alla Scala, Francesco Meli (foto ANSA)

Francesco Meli ha impersonato Carlo VII di Francia con freschezza evocativa dei grandi ruoli verdiani, che si celano in ogni passaggio musicale, sfumatura interpretativa. Riflessione e generosità espressiva affidata al tenore e da lì a poco a quello che sarà il baritono verdiano, come ad esempio nella prima versione di “Macbeth”, nel tormento del potere. Solitudine in “Giovanna d’Arco” che perseguita il Re di Francia sin dall’iniziale “Testé prostrato a terra … “Sotto una quercia parvemi …”, con Carlo VII disteso a terra, straziato, qui registicamente efficace, da ombre di spettri shakespeariani. Fantasmi, paure evocate dal coro che ha dato superba prova, sempre puntuale, impeccabile, consapevole di un ruolo principale. Completa la compagnia di canto il basso Dmitry Beloselski (Talbot).

++ Scala: otto minuti di applausi per Giovanna d'Arco ++
Applausi per Anna Netrebko, Francesco Meli, Devid Cecconi (foto ANSA)

Tanti, tantissimi incondizionati applausi per gl’interpreti tutti; trionfo beneagurante per Riccardo Chailly e per il suo impegnativo lavoro alla Scala.

 

 

Vincenzo Grisostomi Travaglini