“Il mondo di Sinan mi ha colpito molto”, un articolo di Seray Şahinler nel quotidiano turco “Milliyet”, 9 novembre 2021

Il Maestro Vincenzo Grisostomi Travaglini: “Quando mi è stato affidato questo incarico, ho visitato la Moschea Suleymaniye. È stato in quell’atmosfera che ho capito meglio quanto sia grande un artista Sinan nel mondo degli grandi spiriti”.


“Qualcosa sta rinascendo in questo nuovo teatro. Abbiamo approfittato delle opportunità offerte dal nuovo centro culturale. Stiamo guardando una classica ‘Aida’, ma dietro c’è una grande tecnologia. Abbiamo riunito i due e combinato lo storico con il nuovo. Questa è una realtà diversa. Ho visto tante sale nel mondo, ma l’atmosfera di questo posto è diversa”

“Il Cuore di Istanbul”, un articolo della rivista mensile, “L’Opera International Magazine”, novembre 2021

Lo hanno denominato il “cuore” di Istanbul, l’imponente globo rivestito di ceramica rossa, maestoso simbolo del nuovo AKM (Atatürk Kültür Merkezi). Un edificio polivalente, probabilmente il più grande e moderno centro culturale d’Europa, esteso per una superficie di circa centomila metri quadri. Un edificio, nel suo insieme, di grande impressione che s’impone nella centrale piazza Taksim. Nell’interno, varcato l’ampio foyer, si aprono innumerevoli suggestioni di cristalli, legno pregiato, ceramiche e marmi, quasi un labirinto di scaloni e corridoi, appositamente progettati per stupire, aprendosi al passo, una dopo l’altra, innumerevoli, sorprendenti sale da spettacolo dislocate nei diversi edifici, a loro volta collegati senza soluzione di continuità, articolati in cinque blocchi architettonici. Centrale è quello dedicato all’ “Opera”, capiente oltre duemila posti, dall’acustica ineccepibile, con imponente lampadario che, con incanto del pubblico, viene alzato all’inizio dello spettacolo sparendo nell’ampia volta. Il teatro di prosa e per piccole opere è di circa ottocento posti, spazi per attività collaterali, conferenze, mostre permanenti, esposizioni e proiezioni, di svariata forma e capienza, fruibili per accogliere diversificate attività, non manca un luogo d’incontro per bambini. Ancora, superfici per le prove d’orchestra, ballo, coro. I servizi, il “Bar”, ristoranti e punti d’incontro, la suggestiva  terrazza con veduta sul Bosforo. Una vera e propria cittadella in uno dei luoghi simbolo della vita metropolitana, destinata ad essere punto di riferimento di tutte le arti.

L’inaugurazione con Sinan è stata solenne, il 29 ottobre Festa della Repubblica di Turchia, l’intera Istanbul si è fermata. Dal “cuore” pulsante dell’AKM, simbolicamente dalla sfera rossa, si è levato un fascio di luci variopinte, raggi con giochi di colori, visibili sia dalla parte occidentale che orientale di Istanbul. Presenti alla serata di gala il Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdoğan ed il Ministro per la Cultura e il Turismo Mehmet Nuri Ersoy, coloro che fortemente hanno voluto far realizzare in soli due anni e mezzo l’intera struttura. Un cerimoniale di grande suggestione, con musiche e discorsi. A seguire, primo lavoro in assoluto ad esservi rappresentato, in prima mondiale l’opera ispirata al “sublime architetto”, quel Mi’mār Sinān, che per Solimano il Magnifico e i suoi successori edificò, in oltre cinquant’anni di attività, tra le più rilevanti costruzioni dell’Impero Ottomano.

L’opera, composta appositamente per l’evento in lingua turca, è ambientato a metà del XVI secolo, durante la costruzione della Moschea Mihrimah Sultan e della Moschea Süleymaniye, quest’ultima considerata, a ragione, il capolavoro del celebre costruttore. Famoso per il suo glorioso regno, Solimano il Magnifico è il sovrano più affascinante dell’Impero Ottomano, protettore delle arti e poeta. In quest’opera siamo invitati a contemplare il lato più intimo della vicenda nel contrastato e allo stesso tempo determinato rapporto tra i due protagonisti, poiché si racconta la storia dell’edificazione della celebre Moschea di Istanbul attraverso gli occhi dello stesso Sinan, il grande architetto imperiale che riuscì a servire insieme il suo Dio e il suo Re, con umiltà e superbia. Ascoltando la musica del compositore Hasan Uçarsu, dopo un primo impatto di un coro impetuoso e coinvolgente, si è trasportati dalla sensazione di un mondo d’infinita serenità di un intreccio melodioso, con note che potrebbero ricordare Verdi, Čajkovskij o Debussy e Saint-Saëns, eppure così originali, di pacata discorsività con fulminei impulsi dinamici. In dodici scene il compositore ci conduce con la sua arte nelle profonde riflessioni dei personaggi: Sinan e Suleiman, ma anche Hürrem Sultan e Mihrimah Sultan, le due dame rispettivamente moglie e figlia, care al cuore del sovrano, nonché le figure emblematiche di Rüstem Pasha e Ebussuud Efendi, che riuscirono a fondere con intelligenza le necessità dell’arte con quelle della politica, nel nome della fede della religione rivelata. La meticolosa articolazione del libretto scritto da Bertan Rona, basato sull’omonima sceneggiatura di Halit Refiğ, ci offre l’occasione per scoprire la diversità della vita nel XVI secolo nell’Impero Ottomano. Un risultato frutto del comune intento di tutti i partecipanti, dal direttore d’orchestra Gürer Aykal che ha avvolto orchestra, coro ed interpreti come in un unico abbraccio, al regista Vincenzo Grisostomi Travaglini, per una visione dinamica nella sequenza scenica con raffinata eleganza, in stretta collaborazione con Sisowath Ravivaddhana Monipong, consulente storico con particolare attenzione alla drammaturgia e al disegno luci di Giovanni Pirandello, di pittorico fascino. Particolarmente curati i costumi di Serdan Başbuğ, realizzati con preziosi tessuti e di taglio ineccepibile. Scene firmate da Zeki Sarayoğlu, un incontro tra scenografia tradizionale e i più moderni mezzi tecnologici. Orchestra e Coro dell’Opera e Balletto di Stato di Istanbul, solisti dell’Opera di Stato di Istanbul e Ankara; maestro del coro Volkan Akkoç.

Ciò che è apparso più rilevante in questa articolata proposta, quasi in successione cinematografica dei diversi ambienti nell’arco temporale di ben tredici anni, è stata la comune volontà degli interpreti tutti di servire un ideale, così come quello di Sinan nei confronti del suo benefattore, ovvero d’impegnarsi nel risultato creativo e nell’impegno comune, quello di forgiare armonia ed equilibrio attraverso una rappresentazione evolutiva, frutto d’armonia, stima e senso della bellezza perché, come dice Solimano nell’opera: “La bellezza è più preziosa della vita stessa”. L’apertura del Centro Culturale Atatürk rappresenta più che mai il rinnovamento di questo spirito di conciliazione tra spiritualità e modernità, futuro riferimento universale per gl’incontri di diverse culture.