“Principessa e Ballerina, Addio a Norodom Buppha Devi, musa del ballo reale cambogiano” , il mio omaggio alla nostra Apsara Reale sul sito della rivista “L’Opera International Magazine” il 4 Dicembre 2019

Principessa e Ballerina
Addio a Norodom Buppha Devi, musa del ballo reale cambogiano
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Lunedi 25 novembre 2019, a Phnom Penh nei pressi della Pagoda di Wat Botum Vaddey, Sua Maestà il Re Norodom Sihamoni di Cambogia ha proceduto all’offerta del Fuoco Sacro per la Sua amatissima sorella maggiore, Sua Altezza Reale la Principessa Norodom Buppha Devi, deceduta una settimana prima a Bangkok. Il Regno delle Apsara piange la perdita della sua Danzatrice più sacra.
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La Principessa Buppha Devi (Fiore Divino) nacque il giorno 8 di gennaio del 1943 nella Reggia di Phnom Penh, figlia primogenita di Sua Maestà il Re Norodom Sihanouk e di Neak Moneang Phat Kanhol affascinante artista del Balletto Reale. A occuparsi dell’educazione della piccola e già bellissima Principessa sarà la madre dell’allora Re, la Regina Sisowath Kossamak Nearirath Serey Vatthana, avendo notato le predisposizioni naturali della giovane Principessa per il ballo. Fu proprio la Regina Kossamak, che accoglierà in una dipendenza della Sua residenza di Taksin Phirum tutta la compagnia del Balletto Reale, ad affidare la nipote alle maestre più celebrate, affinché potesse apprendere i rudimenti dell’arte sacra della danza Khmer. La Regina Kossamak fu l’unica sovrana nella storia a ospitare permanentemente nella sua casa l’insieme delle ballerine, musicisti e cantanti. La piccola danzatrice si dimostrò molto velocemente un’allieva di talento e armoniosa nella gestualità, a tal punto che lo stesso padre, Sua Maestà il Re Norodom Sihanouk, ne prese atto con sorpresa; un pomeriggio, durante una delle sue visite quotidiane alla Villa dei genitori, vide con orgoglio sua figlia attraversare il salotto con il movimento caratteristico del volo degli angeli, una delle figure coreografiche essenziali della danza cambogiana. Meno di dieci anni dopo, i primi giorni del marzo 1956 in occasione delle feste d’incoronazione dei suoi nonni, la Principessa Buppha Devi farà il suo debutto a Corte interprete dell’impegnativa Danza della Dea dei Lampi, Moni Mekhala, combattendo il Demone Ream Eyso, per poi trionfare nel Balletto del Makara, creatura marina alla quale si fa riferimento per la fondazione del Regno Khmer nella leggenda della Regina dei Serpenti Naga. Da quel momento, la Principessa sarà artisticamente al centro dell’attenzione di sua nonna la Regina Kossamak. Nel 1961, il cineasta francese Marcel Camus, dopo il trionfo a Cannes con la sua tragedia esotica-amorosa Orfeo Negro, arrivò in Cambogia alla ricerca dell’ispirazione per una nuova pellicola, con l’intenzione di coinvolgervi il Balletto Reale. Si ritrovò a corte in occasione di un’udienza reale e chiese il permesso di avere la Principessa quale protagonista del suo nuovo film. La Regina Kossamak rifiutò categoricamente: sua nipote non poteva commettersi in una produzione cinematografica; però, fu concesso che facesse nella pellicola un’apparizione, non come attrice, ma come ballerina. Marcel Camus chiese un altro favore: le tiare delle ballerine utilizzate dal Balletto Reale non erano quelle che avrebbe voluto far apparire nel suo lavoro, perché non corrispondevano all’immagine raffigurata negli antichi bassorilievi di Angkor Wat, dove si sarebbe girato il film L’oiseau de paradis. La Sovrana rimase inizalmente perplessa, ma decise di accettare la proposta. Ordinerà a Parigi, da uno dei gioiellieri più esperti della celebre Place Vendome, la corona che avrebbe riprodotto la tiara delle ninfe celesti, esattamente come nei bassorilievi dei templi storici della civiltà Khmer. La tiara sarà realizzata in argento dorato e potrà essere indossata esclusivamente della Principessa Buppha Devi. Era nata la Danza delle Apsara, che da quel momento diventerà il simbolo della Nazione Khmer, insieme al tempio di Angkor Wat riprodotto nella bandiera nazionale del Regno di Cambogia.
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Negli anni sessanta, il Re Sihanouk, rinuncerà alla carica di sovrano per assumere quella di Capo di Stato e Padre della Nazione, affettuosamente chiamato da tutto il popolo: Samdech Euv (Monsignor Papà). Il Principe Sihanouk in tutti i suoi viaggi ufficiali all’estero si farà accompagnare dalla compagnia del Balletto Reale, con la Principessa Buppha Devi quale Etoile. Il trionfo internazionale della Principessa avverrà durante la visita ufficiale a Parigi nel giugno 1964, ricevendo l’omaggio del mondo artistico occidentale; durante l’estate di quell’anno avrà l’opportunità di ballare sul palcoscenico de l’Opéra di Parigi per il Generale e Madame de Gaulle. La principessa Bopha Devi in quell’occasione presenterà suo marito, il giovane Bruno Forsinetti, figlio del Console Generale italiano a Phnom Penh, dalla cui unione nascerà una figlia, la Principessa Chansita. Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’70 la Principessa sarà di rappresentanza in occasione di tutte le visite di Stato nel Regno di Cambogia, con i più celebri protagonisti dell’epoca: Nikita Chruščëv per l’Unione Sovietica, Diosdado Macapagal Presidente delle Filippine, la Signora Golda Meir per lo Stato d’Israele, il Presidente Tito, la Principessa Margaret d’Inghilterra, gli allora Principi Juan Carlos e Sophia di Spagna, la First lady Jacqueline Kennedy e tanti altri. Tra il 1965 e il 1970, inoltre, la Principesa si dedicherà all’insegnamento della danza a Palazzo Reale, sede della scuola di ballo.
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“An Italian for the King’s daughter”
Nel 1970 il paese Khmer cade nel tormento della guerra del Vietnam. Il Principe Sihanouk si ritrova in esilio a Pechino. Nel frattempo la Principessa Buppha Devi è “pregata” dai rivoltosi di cessare le sue attività di danza ed è solo nel 1973 che è concesso alla Regina Kossamak, gravemente malata e alla famiglia reale di lasciare Phnom Penh per recarsi a Pechino. Nell’arco degli anni, la Principessa Buppha Devi aveva sviluppato relazioni più che cordiali con le autorità cinesi e particolarmente con Zhou En Lai, che era molto sensibile alla bellezza dell’arte Khmer. Nel 1975, quando i Khmer Rossi assunsero il potere, la Principessa Buppha Devi decise di recarsi in esilio in Francia, accompagnata dalla sua famiglia. La sua adorata nonna, la Regina Kossamak, era scomparsa a Pechino il 28 aprile del 1975. Da allora, la Principessa si dedicherà con passione nella preservazione della tradizione della danza cambogiana. Le notizie dal Paese erano particolarmente preoccupanti. Si diceva che la maggioranza degli elementi del corpo di ballo era stata uccisa o forzata a sposare i così detti “eroi di guerra” appartenenti alle brigate dei Khmer Rossi. In quei tempi di crisi, con estremo coraggio, la Principessa Buppha Devi insieme con alcune ballerine in esilio, quali la Principessa Norodom Vacheahra, la Signora Buor Phanneary e l’allora Principe Norodom Sihamoni attuale sovrano di Cambogia, si unì per creare a Parigi il Ballet Classique Khmer, erede diretto del Balletto Reale. Nel 1982, la Principessa raggiunse le truppe di resistenza contro l’occupante vietnamita comandate da suo fratello, il Principe Norodom Ranariddh, nella giungla alla frontiera thailandese, sempre proseguendo nel suo lavoro di preservazione della danza Khmer, insegnando ai bambini nei campi di profughi il ballo reale cambogiano.
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Nel 1991, la Principessa fu tra le prime personalità a tornare a vivere a Phnom Penh e non tarderà a essere nominata a cariche di prestigio. Durante il suo mandato di Ministro della Cultura, Sua Altezza Reale la Principessa Norodom Buppha Devi, riporterà per la prima volta a Parigi nel 1993 una formazione della rinascente compagnia di danza e dieci anni dopo, nel 2003, avrà l’insigne onore di fare riconoscere il Balletto Reale Khmer quale Patrimonio Immateriale dell’UNESCO. La Principessa ha lasciato una marca eterna nell’arte coreografica della tradizione Khmer, non solo per i movimenti aggraziati e unici che solo Lei poteva trasmettere, ma anche con una ricerca meticolosa nella memoria delle maestre di ballo sopravvissute all’eccidio dei Khmer Rossi, per la rifondazione dell’antico repertorio, insieme a una stimolazione per l’elaborazione di realizzazioni moderne.
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Nel 2018, la Principessa accompagna in tournée in Europa la sua ultima creazione Waddhana Devi, in forma di omaggio al suo trisnonno, quel Re Sisowath che in occasione del suo viaggio ufficiale in Francia nell’estate del 1906, vi condusse dopo un lungo viaggio per mare il Balletto Reale Khmer (danzatrici, musicisti, cantanti), per la prima volta in Occidente. Un’esperienza che marcherà molti artisti dell’epoca: Debussy, Saint-Saens, la sensuale e bellissima Cleo de Mérode ed anche Puccini che si trovava per l’occasione a Parigi.
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In Waddhana Devi la Principessa ha unito l’eleganza della tradizione antica, con delle nuove esperienze, quali la partecipazione del balletto maschile e ancora l’introduzione di pezzi cantati antichi, riscoperti di recente. Il suo ardente lavoro quale coreografa, la sua dolcezza nei rapporti individuali insieme al suo rigore nell’insegnamento, fanno sì che tutte le persone che hanno avuto il privilegio di conoscerla sentono con profonda tristezza la mancanza della Grande Signora, di colei che ha unito, grazie alla costanza della sua missione, la tradizione reale del Ballo Sacro alla trasmissione universale della bellezza artistica. La nostra reale Apsara continuerà oramai a proteggere le Arti dall’alto dei cieli.
Roma, il 4 dicembre 2019
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Portrait: Le Prince Sisowath Ravivaddhana Monipong

Article de Monsieur Christophe Vachaudez paru dans le numéro de Mai 2017 du magazine belge “L’Eventail”

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Souvenirs des Cérémonies commémorant le dixième anniversaire du Couronnement de Sa Majesté le Roi Preah Bat Samdech Preah Boromneath Norodom Sihamoni du Cambodge

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En ce mardi 28 octobre 2014, le soleil dardait ses rayons d’or à travers la Porte de la Victoire et illuminait de sa lumière éclatante la Salle du Trône ou Preah Tineang Tevea Vinicchay. Je hâtais le pas en gravissant les marches de l’escalier du côté Sud pour aller retrouver ma tante, Son Altesse Royale la Princesse Samdech Sisowath Pongneary Monipong (que dans la famille nous appelons affectueusement Tante Lolotte, héritage de son passage chez les sœurs de la Providence quand elle étudiait dans cette prestigieuse institution religieuse de Phnom Penh) qui m’attendait un grand sourire aux lèvres. Elle me conduisit à ma place, tout près du fauteuil doré où prendrait place dans quelques instants Sa Majesté la Reine-Mère.

Sa Majesté la Reine-Mère recueillie pendant que Sa Majesté le Roi allume les baguettes d'encens de l'autel royal
Sa Majesté la Reine-Mère recueillie pendant que Sa Majesté le Roi allume les baguettes d’encens de l’autel royal

Arrivèrent peu de temps après moi, les deux Chefs des deux ordres bouddhiques du Royaume, Mohanikay et Thommayut, et la multitude de bonzes dont le nombre correspondait à l’âge du Souverain plus un : ils étaient donc soixante-deux. Puis les Grands Princes et Princesses, à qui le Roi avait conféré le prédicat de « Samdech » en plus de celui d’Altesse Royale. Nombres d’entre eux me gratifièrent de chaleureuses embrassades et me demandèrent des nouvelles de mon père, demeuré à Paris pour se soigner.

en compagnie de Son Altesse Royale la Princesse Samdech Reach Botrei Preah Ream Norodom Buppha Devi
en compagnie de Son Altesse Royale la Princesse Samdech Reach Botrei Preah Ream Norodom Buppha Devi

Résonnèrent enfin les conques des Bakous et Sa Majesté le Roi arriva par la porte Nord qui donne sur le Palais Khemarin, Résidence Royale. Sa Majesté alluma les bougies et les baguettes d’encens devant chacun des bustes des Rois et Reines qui l’ont précédé et ce, jusqu’au Roi Ang Duong. Il alla ensuite se recueillir dans la Chapelle Royale à droite du  Trône avant de saluer les Grands Dignitaires du Royaume ainsi que les Grands Princes et Princesses ayant reçu le titre de « Samdech ». Les bonzes commencèrent alors à réciter leurs litanies pour appeler la chance et la victoire sur le Souverain. Vint alors le tour des Brahmanes qui, après avoir consacré l’eau lustrale dont le Roi se baigna le front, Lui remirent une feuille sacrée que le Souverain prendra soin de mettre autour de son oreille droite.

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A l’issue de la cérémonie, le Roi, la Reine-Mère, les Grands Dignitaires du Royaume ainsi que les membres de la Famille Royale sont invités à faire l’offrande des victuailles à tous les Vénérables présents. C’est Son Altesse Royale la Princesse Samdech Reach Botrei Preah Ream Norodom Buppha Devi qui me poussa littéralement à prendre place dans le rang des Princes qui distribuent les offrandes et c’est ainsi que je m’acquittai de ce devoir filial pour la première fois de ma vie dans ce lieu ô combien sacré, grâce à l’intervention affectueuse mais néanmoins autoritaire de ma très respectée cousine.

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L’après-midi même, le Roi recevait les vœux du Gouvernement, des Corps Constitués ainsi que du Corps Diplomatique. Seuls les « Samdech » de la Famille Royale furent conviés et c’est Son Altesse Royale la Princesse Samdech Reach Botrei Preah Ream Norodom Buppha Devi qui présenta les vœux de la Famille Royale au Souverain.

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Nous nous retrouvâmes le lendemain matin très tôt à 7h30 du matin au Pavillon Chanchhaya, où devait se tenir le grand meeting populaire avec l’hommage des forces armées royales et de la Société Civile. Je retrouvais avec beaucoup de joie les jolies danseuses du Ballet Royal, ma grande amie, Neak Kru Sam Sattya et l’ex-danseuse étoile, Menh Kossiny, désormais secrétaire d’état à la culture, entamant son second mandat, fait suffisamment rare pour être souligné ! Il faisait une chaleur de plomb malgré l’heure matinale et nous fûmes désolés de voir trois jeunes scouts du Cambodge s’évanouir l’un après l’autre du fait de la température torride. La Danse des Souhaits fut comme d’habitude gracieuse et très applaudie. Le discours lu par le Gouverneur de la Ville de Phnom Penh, convenu et sans surprise. Le Roi répondit avec élégance et grande simplicité en louant l’héritage de Feue Sa Majesté le Roi-Père et encouragea la Nation toute entière à continuer ses efforts sur le chemin de la paix et du développement.

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Après maintes embrassades et retrouvailles chaleureuses, ma grand-tante, Son Altesse Royale la Princesse Sisowath Ayravady convia quelques cousins triés sur le volet pour un petit déjeuner très apprécié (nous n’avions rien avalé depuis le matin) dans un des meilleurs restaurants chinois de la ville : le Yisang. Nous eûmes la surprise d’y retrouver Son Altesse Royale le Prince Samdech Krom Preah  Norodom Ranariddh qui, Lui aussi, y déjeunait en famille en compagnie de sa jeune et ravissante épouse, Neak Moneang Phalla et de leur dernier fils. Nous nous régalâmes de bouchées à la vapeur à la mode de Canton ou Dim Sum ainsi que de nombreuses délicatesses comme les pattes de poulet à la sauce de soja et les raviolis à la vapeur au porc laqué… Nous nous tînmes légers car à 16h30 nous attendait la dernière cérémonie rituelle, celle de l’ondoiement royal.

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Puisque nous étions mercredi, les sampots à queue ou Kben se devaient être de couleur « sileap » ou vert d’algue (la veille, ils étaient de couleur violette, couleur du mardi). Les membres de la Famille Royale furent invités à prendre place à la droite du « Bossbok » (littéralement « nid Royal ») alors que le clergé bouddhique prenait place de l’autre côté. Sur le « sagrato » de l’escalier de la Salle du Trône se tenait l’autel bouddhique et brahmanique, respectant la tradition du syncrétisme khmer avec en vis-à-vis Leurs Saintetés des Ordres Thommayut et Mohanikay et les Bakous du Palais. Après avoir rendu grâce aux divinités protectrices du Royaume et du Trône, le Roi apparut enfin, majestueux et très souriant dans un habit immaculé, les pieds nus, une longue écharpe de soie plissé lui laissant libre une épaule. Il gravit ensuite les marches du Bossbok où au son des conques et du « Sathukar » il reçut des mains de Leurs Saintetés et de Sa Majesté la Reine-Mère l’hommage de l’eau lustrale, qui comme le veut la tradition, fut portée à Phnom Penh de la montagne sacrée de Phnom Kulen, non loin d’Angkor…

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