“Dolce piacere: l’amore in musica”, un articolo di Sisowath Ravivaddhana Monipong nella rivista “L’Opera International Magazine” di Febbraio 2021

Le corti reali, luoghi di potere e di divertimento, costituiscono un terreno di gioco ideale per l’espressione plateale del sentimento amoroso, lecito o no, che nell’arco dei secoli, ovunque sia, svelerà tanti segreti di alcova per il grande piacere del pubblico. L’usanza dell’Amour Courtois (o corte d’amore) risale nella tradizione occidentale allo splendore dei Conti di Tolosa nel paese della Lingua d’Oc e alla sua raffinatezza in termini di poesia e di musica. In particolare, alla metà del XII° secolo, il conte Raimondo V era rinomato per il suo gusto per le arti musicali e la protezione accordata a corte ai trovatori. Tra l’altro, uno dei questi trovatori aveva provocato un scandalo importante all’austera corte di Francia, quando il re Luigi VII era sposato con Constanza d’Arles, nobildonna del meridione che proteggeva Marcabruno, un trovatore che fu cacciato dalla corte dal sovrano, dopo aver composto una romanza un pochino spinta, probabilmente in onore della regina!

In seconde nozze, Luigi VII sposò la famosa Eleonora d’Aquitania, che diventerà poi la moglie del re d’Inghilterra, portando con sé i possedimenti del Sudovest della Francia, che rimarranno inglesi per più di cinque secoli. Oltre ad essere una donna con una grande sensibilità politica, si dice che la regina Eleonora avesse un temperamento focoso che la portò ad avere una relazione intensa con uno dei trovatori protetti a corte, il galante Bernard de Ventadour, le cui opere sono ancora oggi considerate come i modelli perfetti della canzone di corteggiamento del Medioevo.

Come abbiamo notato, in Europa la tradizione dell’amore in musica a corte risale dal Sud verso il Nord e ci sarà un ulteriore esempio di questo fenomeno nel 1600, quando il re di Francia e di Navarra Enrico IV si risposò con Maria de’ Medici, che si rivelò essere una grande ballerina e amante della musica. Questo gusto la regina lo passerà a suo figlio, il futuro re Luigi XIII, che imparò a suonare il liuto all’età di tre anni sulle ginocchia di sua madre. Molto presto, il giovane principe prese interesse per la danza e suo “migliore amico” e consigliere, nonché favorito, il Duca di Luynes, ordinò la composizione di molti ballet alla gloria dell’amato sovrano. Si sussurrava che l’amore del Duca per Sua Maestà non fosse privo di un certo opportunismo, anche se la sua espressione era nota per la tenerezza e gli sguardi languidi dei due protagonisti. Tuttavia, il giovane re rimase famoso per la grazia ed il suo dono per la pavana di corte (un francesismo che significa il sapersi pavoneggiare a corte per farsi ammirare), accanto a tutti i suoi favoriti, seguendo in questo l’esempio di suo padre, Enrico IV che ordinava sempre ai migliori guerrieri della nobiltà di ballare per lui per festeggiare le vittorie militari senza, però, coltivarne l’intimità, come farà suo figlio e successore.

Sempre in Francia, il regno di Luigi XIV vedrà l’ascensione alla celebrità di un maestro di musica e di ballo di origine italiane, Jean-Baptiste de Lully. Amando appassionatamente il suo lavoro e il suo re, Lully non mancherà mai l’occasione di assecondare ogni tipo di richiesta artistica per esaltare la gloria del Re-Sole. Una storia “dolorosa” e divertente è riportata da diversi storici dell’epoca, a proposito di una composizione di Lully che rimarrà molto famosa senza essere attribuita al suo vero autore: nel 1686, Luigi XIV ha 48 anni. La regina Maria Teresa è deceduta da tre anni e il re si è risposato morganaticamente con la sua favorita, la pia e premurosa marchesa de Maintenon. Essendo particolarmente goloso, il sovrano ha una digestione difficile e subisce molti clisteri; purtroppo è venuta a formarsi una fistola anale che lo fa soffrire terribilmente. Di fronte all’incapacità dei medici di corte a sollevare il reale paziente, il suo ministro Louvois suggerì di chiamare il barbiere chirurgo di Sua Maestà, Felix, per procedere alla delicata operazione dell’ablazione della fistola. All’epoca non esisteva nessun tipo di anestesia e l’operazione durerà tre ore e farà soffrire atrocemente il re. Per accompagnare il sovrano nel suo infortunio, la marchesa de Maintenon ordinò a Lully di comporre un inno per implorare il Creatore di salvare il monarca. Fu Madame de Brinon, preside della Maison Royale de Saint Louis che ne scrisse le parole: Grand Dieu sauve le Roi che furono cantate durante l’operazione dalle Demoiselles de Saint-Cyr, giovani fanciulle di famiglie nobili povere, educate nell’istituzione creata appositamente dalla Maintenon. Haendel, di passaggio a Versailles nel 1714, sentirà il pezzo di musica, adatterà le parole in lingua inglese e lo presenterà a re Giorgio, che ne farà l’inno ufficiale della monarchia britannica. Cosi nacque il God save the King, al seguito della compassione devota della sposa del re di Francia!

Facciamo un salto nel tempo e ci ritroviamo nell’‘800 in Baviera. Nel 1846 regnava re Luigi I° della famiglia dei Wittelsbach, che darà alla posterità due altri illustrissimi sovrani, che saranno il re Luigi II e sua cugina, l’imperatrice Elisabetta, più conosciuta come Sissi. Una figura scandalosa, ma irresistibilmente affascinante, sbarcò allora dall’Inghilterra nella persona di Eliza Rosanna Gilbert, oramai famosa come la ballerina Lola Montez. Di origine irlandese, dopo aver trascorso una parte della sua infanzia in India, tornò in Inghilterra dove sposò un certo luogotenente Thomas James. Fece il suo debutto sul palcoscenico londinese come “ballerina spagnola” e diventò presto l’amica di cuore di Franz Liszt, che le darà l’occasione di conoscere il prestigioso cerchio degli amici di George Sand. Poco dopo il suo arrivo a Monaco, re Luigi I° s’innamorò follemente della ballerina e l’anno successivo le darà il titolo di Contessa di Landsfeld, il 25 agosto 1847. La sua influenza sul sovrano fu presa molto male dal popolo bavarese, Luigi I° fu forzato all’abdicazione l’anno seguente e la Montez fuggi negli Stati Uniti. Dopo molte peripezie e scandali diversi, dovuti principalmente alla sua propensione a ballare sul palcoscenico senza nessuna biancheria intima, la Montez andò in Australia nel 1855. Albert Denning compose la Lola Montez Polka dopo che la cortigiana danzante ebbe inseguito con una frusta Henry Seekamp, il caporedattore del Ballarat Times nella città eponima, che aveva scritto una recensione poco gradevole a proposito del suo ballo erotico detto del ragno davanti a 400 minatori, che chiedevano un “bis” e furono insultati violentemente dalla Montez, infuriata dalla loro mancanza di rispetto.

Lontano dalle turpitudini della corte bavarese, alla fine del secolo XIX, nell’esotica Asia del Sudest, una tragica vicenda romantica darà la nascita a un brano di musica classica che unirà per sempre nell’emozione artistica i regni dello Siam, del Laos e della Cambogia. “C’era una volta…”, perché questa storia è una fiaba che non finirà bene, con protagonista un principe reale siamese che rispondeva al dolce nome di Benbadhanabongse. Nato nel 1882, era il 38° figlio di Re Rama V Chulalongkorn e della principessa Morakot, nome che significa smeraldo in lingua siamese. Questo principe sviluppò molto presto un gusto per la musica e il canto. Malgrado questa vocazione artistica, suo padre lo mandò in Inghilterra per studiare le scienze agrarie e tornò in patria nel 1903, qui si occupò della promozione della tessitura della seta. Subito dopo essere tornato in Siam, il principe fu mandato in visita ufficiale nel principato di Chiang Mai, conosciuto per le sue sete chiamate Maatmi, dove regnava ancora una antica dinastia Lao. S’innamorò ardentemente della principessa Chomchuen, figlia preferita dei regnanti del luogo, che rispose favorevolmente al suo amore. Purtroppo i genitori respinsero la domanda del principe. Affranto dal dolore, il principe Benbadhanabongse scrisse la famosa romanza Lao Duang Deun che si potrebbe tradurre in Luna Laotiana del mio cuore, che lui stesso cantava quando sentiva la mancanza del suo amore impossibile. Rama V fece sposare quasi immediatamente suo figlio con una delle cugine, ma il principe mori tre anni dopo, sempre pensando alla donna del suo cuore. All’epoca, i due fratellastri Norodom e Sisowath, futuri re di Cambogia, dopo essere stati cresciuti insieme alla corte di Bangkok di re Rama V, portarono con Loro a palazzo reale di Phnom Penh questo pezzo di musica romantica, dove oggi è ancora eseguito sotto il nome di Reaksmey Duang Chan o Raggi della mia luna adorata.  

Più vicino a noi, alla fine del XX° secolo, c’è solo una figura reale, unica, che riuscì a scatenare un tale fervore popolare tale da ispirare musicisti e cantanti dell’epoca. Quando il principe Carlo d’Inghilterra sposò Lady Diana Spencer, nessuno poteva pensare che questa fragile e bellissima fanciulla di 19 anni avrebbe avuto un destino cosi eccezionale, quanto tragico. Non si era mai vista una principessa tanto amata dalla regina Astrid di Belgio dall’analogo destino, e quando la principessa Diana, stanca della sua disastrosa situazione matrimoniale, usci dalla riserva imposta ai membri della famiglia reale in occasione di una intervista alla televisione britannica, il popolo inglese rimase fedele all’affetto di Lad Di, che aveva osato sfidare la famosa regola del Never explain, never complain (niente spiegazione, niente lagne) dettata dalla grande regina Vittoria. Poi, fu il tempo in cui la principessa si lasciò andare al flusso imprevedibile delle passioni e diverse infatuazioni, portando con sé l’affetto di un popolo intero, che capiva il suo malessere, sino alla tragica scomparsa a Parigi nell’estate 1997. Malgrado il profumo di scandalo, la regina Elisabetta scese di persona ai cancelli di Buckingham Palace a vedere i fiori deposti a migliaia in omaggio alla principessa dei cuori. Durante il funerale, la pop star internazionale Elton John, amico intimo della principessa, fu autorizzato a cantare una delle sue più famose canzoni Candle in the wind che fu trasformato in Goodbye England’s Rose o Addio alla Rosa d’Inghilterra, non potendo ritenere le lacrime.

Dalle corte reali, dove la musica compie il suo ruolo di sostenitrice del potere monarchico, le romanze d’amore hanno trascorso i secoli, passando alla posterità molto spesso senza rivelare la prestigiosa identità degli autori o del reale mecenate che ne aveva ordinato la creazione. Chissà quante arie che cantiamo nel nostro quotidiano sono state composte per ricordare una storia d’amore tra una principessa e un contadino? La bellezza della musica di corte risiede, giustamente, nel fatto che trova quasi sempre il suo eco nella trascrizione popolare, versioni moderne di storie senza tempo che hanno saputo toccare i cuori di tutti.   

Sisowath Ravivaddhana Monipong

Royal Audience granted by Her Majesty Queen-Mother Norodom Monineath Sihanouk to His Highness Prince Sisowath Ravivaddhana Monipong

On Friday 10th June 2016, in Phnom Penh,  Her Majesty Queen-Mother  Norodom Monineath Sihanouk granted me the honour of a Royal Audience in Kantha Bopha Pavillion at 11.00 a.m.

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On this occasion, I presented to Her Majesty my respectful wishes for Her 80th Birthday, which will be celebrated on June 18th and presented the Queen-Mother the special gift that Mr. Ferruccio Ferragamo, Chairman of Salvatore Ferragamo, sent to Her Majesty, knowing that his brand has been the favourite of Queen Monineath for numerous decades.

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Were also present HRH Princess Samdech Sisowath Pongneary Monipong, my beloved Aunt, HRH Princess Samdech Reach Botrey Preah Anoch Norodom Arunrasmy and Her daughter, HRH Princess Norodom Reasmey Ponita.

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Celebration of Buddhist Holy Day : First Day of the Month of Pisak

On Thursday 5th May 2016, at the Royal Palace of Phnom Penh, in the Silver Pagoda Holy Grounds, His Majesty King Norodom Sihamoni and Her Majesty Queen-Mother Norodom Monineath Sihanouk, followed by members of the Royal Family and dignitaries of the Khmer Royal Court, prayed in occasion of the Buddhist Holy Day of the beginning of the Month of Pisak.

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Their Majesties praying in front of King Norodom Sihanouk’s Stupa. HRH Samdech Reach Botrei Preah Ream Princess Norodom Buppha Devi, HRH Samdech Reach Botrei Preah Anoch Princess Norodom Arunrasmey and HRH Samdech Princess Sisowath Pongneary Monipong were following Their Majesties. I was granted the grand honour to follow my Aunt, Princess Sisowath Pongneary Monipong to offer a jasmine garland to honour the memory of our King Father.

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With my Beloved Auntie HRH Princess Samdech Sisowath Pongneary Monipong before the Royal Ceremony of the Grand Holy Day on 5th May 2016

I was granted the honour to greet Their Majesties and extend my deeply respectful thanks for Their Royal Kindness and bidding my salutations before leaving Cambodia back to Italy.

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Royal Audience granted by His Majesty King Norodom Sihamoni to His Highness Prince Sisowath Ravivaddhana Monipong

On Sunday 1st May 2016, in Phnom Penh,  His Majesty Preah Karuna Preah Bat Samdech Preah Boromneath King Norodom Sihamoni granted me the honour of a Royal Audience in Khemarin Palace at 11.00 a.m.

 

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Kneeling down in front of my Most Revered Sovereign

 

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His Majesty benevolently listening

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Royal Embrace before leaving

Funérailles de Son Altesse Royale le Prince Sisowath Essaro: la Cérémonie des 100 jours

Article de Philippe Delorme, paru dans “Point de vue” la semaine du 6 novembre 2004

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Son Altesse Royale le Prince Sisowath Tesso, fils du Défunt

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Son Altesse Royale le Prince Norodom Preyasophon, le gendre du Défunt

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Article in “Oggi”, Italian Weekly Magazine, 23 March 1956

 

 

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SUCCEDE AL FIGLIO SUL TRONO DI CAMBOGIA.

Phnom Penh (Cambogia). Il re Norodom Suramarit insieme alla regina Kossamak siede sul trono nel giorno dell’incoronazione. Vestito dei tradizionali paludamenti d’oro con il copricapo a forma di cono splendente di perle, il re Norodom  ha ricevuto per molti giorni  l’omaggio dei suoi sudditi, mentre in tutto il paese avevano luogo le cerimonie e i festeggiamenti ufficiali. Egli ha sessanta anni e sul trono di Cambogia – uno dei regni semindipendenti dell’Indocina – ha preso il posto del figlio Sihanouk che è diventato in compenso primo ministro e capo del governo. A sua volta, Sihanouk era stato scelto come re dalla nonna materna, che aveva regnato prima di lui. La Cambogia ha quattro milioni di abitanti.

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Commento del Marchese Vincenzo Grisostomi Travaglini sull’Albero Genealogico della Famiglia Reale Khmer, elaborato dal Dott. Sou Amara

Genealogia Khmer

“Trovo interessante questo albero genealogico della Famiglia Reale Khmer a partire dalla fine del sec. XVIII ai giorni nostri dove sono messi in rilievo, per maggior comprensibilità, solo i casati principali scaturiti dalla divisione in due rami voluta dai francesi. Se questa sintesi risulta incompleta, permette però una maggiore chiarezza tra i mille meandri dell’antichissima Casa Reale Khmer. Vi sono degli errori ed omissioni, come aver chiamato Monopong il figlio di Re Monivong, nonno di Ravi, che si chiamava Monipong, branca di cui Ravi è l’ultimo discendente diretto. Sarebbe stato, inoltre, interessante, sottolineare l’equilibrio tra i due rami tramite matrimonio, così come Re Sisowath Monivong sposa la Principessa Norodom Kanviman, nipote dello Zio Re Norodom e di Re Suramarit Norodom, padre di Re Norodom Sihanouk che sposa la Principessa Sisowath Kossamak, nipote di Re Sisowath e figlia di Re Monivong. Inoltre, in questa scheda, i nomi di Suramarit e della sposa Kossamak non sono evidenziati quali Monarchi, erroneamente, essendo succeduti a loro figlio Sihanouk, dopo la sua abdicazione, avendo scelto nel Regno di Cambogia di occupare un ruolo politico a scapito di quello monarchico (Sihanouk ritornerà ad essere Re dopo la “Restaurazione”). La Regina Kossamak è inoltre “madre adottiva” del Principe Samyl Monipong (padre di Ravi). Questo atto fu compiuto per dare un posto a corte di maggior prestigio al nipote Samyl Monipong Sisowath, nato in Francia, affinché nessuno potesse contestargli in Cambogia il rango a cui aveva diritto. Sempre nella stessa ottica di alleanze, da questo pur interessante schema, non risulta il ripetersi della stessa procedura di alleanze matrimoniali, mancando i dovuti riferimenti nei due principali rami Sisowath con i Norodom: tra il Principe Sisowath Essaro e la moglie la Principessa Norodom Wathanary (genitori del Principe Tesso) e tra il Principe Sisowath Samyl Monipong e la Principessa Norodom Daravadey (genitori di Ravivaddhana Monipong – Ravi), alleanze fondamentali per stabilire il rango della discendenza. Altre piccole imprecisioni, ad esempio il Principe Monipong sposa “Andrée Lambert” (da cui il Principe Samyl Monipong) in prime e non in seconde nozze.”

Vincenzo Grisostomi Travaglini

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Sua Maestà la Regina Sisowath Kossamak dando l’Acqua Lustrale a suo nipote, il Principe Sisowath Samyl Monipong e la sua sposa, Principessa Norodom Daravadey, nella Sala del Trono del Palazzo Reale di Phnom Penh in occasione della celebrazione del loro matrimonio Domenica 8 Gennaio 1967. (Foto: Ministero dell’Informazione, Regno della Cambogia, Gennaio 1967)

Printemps des Arts 2013: Le Ballet Royal du Cambodge à Monaco

Dimanche 31 Mars 2013: Soirée de Gala à Monte-Carlo en présence de Leurs Altesses Sérénissimes le Prince Albert et la Princesse Charlène de Monaco en l’honneur de Son Altesse Royale Samdech Reach Botrey Preah Ream Norodom Buppha Devi et en compagnie de mon cher cousin Son Altesse le Prince Sisowath Tesso887222_10151832495650299_480502714_o

Souvenirs du Couronnement de Sa Majesté Preah Bat Samdech Preah Boromneath Norodom Sihamoni

Souvenirs du Couronnement de
Sa Majesté Preah Bat Samdech Preah Boromneath Norodom Sihamoni

29 Octobre 2004

Roi Sihamoni

8h00 du matin…Le soleil brille déjà de mille feux sur les toits chatoyants du Palais Royal et la Ville semble s’être éveillée au son des orchestres Pinpeat et des tambours Skor Thoms des pagodes du Royaume tout entier. A genoux, devant l’entrée principale du Palais Khemarin, les Bakous ou Bhramanes de la Cour attendent l’instant où Leurs Majestés le Roi Père et la Reine Mère s’avanceront, donnant ainsi le signal du départ du Cortège Royal. Mais voici que les conques retentissent de leur souffle profond et solennel, nous rappelant avec grâce et intensité que l’heure est venue d’accompagner notre Souverain glorieux vers le Bossbok, dressé pour l’occasion devant les marches du Preah Vihear Suor, Chapelle royale se dressant dans les jardins attenant au Khemarin.

Les parasols d’or et d’argent commencent à se mouvoir et de la tribune des princes où nous les attendons cessent les paroles aimables des Grands du Royaume se saluant, vêtus de Sampots de Soie Bleue, couleur du vendredi – azur infini où se reflète l’avenir que l’on espère radieux du règne qui s’annonce – pour laisser place au silence le plus recueilli, conscients que nous sommes de l’importance de l’événement auquel nous avons l’honneur d’assister en ce jour. De l’autre côté de la tribune, les journalistes khmers et étrangers se bousculent déjà pour escorter le Souverain dans un capharnaüm de bon aloi, où les caméras et les appareils photographiques crépitent de leur cliquetis sonores.

Le Roi s’avance, vêtu d’un vêtement rituel de soie écrue, laissant paraître une épaule nue, l’air grave mais serein. Le Monarque joint les deux mains en Anjali pour présenter ses hommages aux deux Vénérables Sangharaja des ordres Mohanikay et Thommayuth avant de monter dans le Vihear Suor pour se recueillir quelques instants. La musique Pinpeat se tait un instant puis enchaîne les notes de l’air intitulé «Sinuon» préludant ainsi à l’arrivée imminente du Souverain…Sinuon rappelant aussi à Mesdames les Princesses de la Maison Royale la couleur du Krama de cérémonie qu’Elles devront revêtir pour entrer dans la Salle du Trône ou Preah Tineang Tevea Vinichhay, un peu plus tard dans la journée.

Sa Majesté gravit lentement les marches du Bossbok dressé en plein air, tandis que les Bakous se déploient en une savante farandole tout autour du Vaisseau magnifique pour entamer leurs psalmodies savantes. Les deux Vénérables Sangharaja gravissent à leur tour les marches du Bossbok et tenant chacun un vase précieux où est contenue l’eau sacrée des Sources primordiales du Phnom Kulen. Cette eau d’abord versée par Leurs Saintetés sera ensuite confiée aux augustes mains de Leurs Majestés Père et Mère qui finiront par-là même de dispenser l’eau lustrale de nos rites ancestraux, symbole de fécondité et pureté pour la gloire et le bonheur du Royaume tout entier.

Le Souverain ainsi ondoyé revêt alors un peignoir de couleur immaculée pour redescendre du Bossbok du côté des Princes et des Princesses, dont les genoux ployés et les révérences profondes témoignent du respect et de la pérennité d’usages protocolaires immémoriaux. Sa Majesté salue les Pairs du Royaume et s’agenouille devant les Vénérables pour leur offrir de nouveaux vêtements, symboles du renouvellement et de l’ère qui s’ouvre en ce jour sacré. Le cortège s’ébranle alors de nouveau pour regagner le Palais Khémarin au son des conques sacrées et des xylophones traditionnels.

14h30…Le soleil darde ses rayons de plus en plus intensément sur la façade du Khemarin, comme s’il voulait, lui aussi, participer à la liesse des cérémonies fastueuses de ce couronnement. Sur le perron de la Résidence Royale se trouve le Palanquin doré des Souverains Khmers, encadré par huit pages en tenue de brocarts multicolores, camaïeu éclatant qui s’étend du pourpre écarlate à l’azur du vendredi sans oublier les orangés safran et les verts émeraude. Les Brahmanes portent les attributs de la Royauté; L’Epée Sacrée, la Couronne sertie de centaines de diamants, les Souliers d’Or, La Lance Royale, le nécessaire à bétel de Sa Majesté. Puis viennent les licteurs en livrée, les pages et les dames d’atours dont la beauté et l’élégance ne finissent pas de faire chavirer l’assemblée des jeunes Princes en sampots de soie saphir dont les reflets moirés brillent à la lumière du zénith. Voici que les conques retentissent et le Roi paraît…Dieu, qu’il est beau, entend-on murmurer entre les lèvres des Dames de la Cour. Sa Majesté a revêtu le dolman blanc aux parements d’or, broderies savantes aux armes de la Maison Royale. Son Sampot est de soie azur bien entendu mais tissé de fils d’or qui s’entrelacent dans des volutes et des motifs traditionnels des brocarts de Cour. A son cou, le Grand Collier de l’Ordre Royal du Cambodge sertie des plus beaux saphirs de Païlin qui ponctuent les couronnes de laurier d’or finissant sur le médaillon central, constellées de myriades de diamants, de rubis rouge sang et l’or de tous les Rois d’Angkor venus bénir leur digne successeur.

Couronnement 6

Les orchestres Pinpeat se mettent alors à tinter de leurs mélopées envoûtantes et le Pradaksin ou Cortège des Princes et Mandarins se met en branle. Sa Majesté prend place sur le Palanquin doré et les Princes et les Princesses de la Cour sont invitées à suivre le Souverain, en compagnie des membres du Gouvernement et des Corps Constitués. Traversant les jardins du Khemarin jusqu’au Pavillon des Rayons de Lune ou Preah Tineang Chanchhaya, bifurquant enfin vers le perron de la Salle du Trône où les attendent les régiments de l’armée royale, s’apprêtant à présenter les armes, un genou à terre. Le Cortège s’immoblise…Le Ministre du Palais, le Samdech Chauveaveang Voreakveangchey Athipadey Srey Srengkea s’avance et invite le Monarque à gravir les marches du preah Tineang Tevea Vinichhay, où les Grands Princes sont déjà assemblés en compagnie du Premier Ministre et des Présidents des deux Assemblées pour accueillir le Nouveau Seigneur de la Terre et des Eaux du Royaume Khmer. Entre les haies formées des pages et des dames d’atours, prosternés sur chacune des marches du Tevea, le Roi s’avance, comme porté par les Tevodas, Divinités Protectrices du Royaume, qui l’escorteront toujours à compter de ce moment, où magie et réalité ont fini par s’allier pour conférer à ce Couronnement tout le sacré que l’héritage d’Angkor nous aura légué depuis des siècles.

La Salle du Trône est illuminée de toutes parts. Les cristaux des lustres, les ors des statues des Rois, les soieries des parasols royaux et les stucs dorés des motifs ornementaux de l’édifice semblent renaître à la vie à mesure que s’installent les Grands du Royaume à la place que leur a assignée la Directrice de Cabinet, maîtresse absolue des Cérémonies royales et gardienne jalouse des privilèges et du protocole. Les conques retentissent de nouveau et le Clergé bouddhique fait son entrée. Cinquante-deux bonzes aux robes safran, munis de leurs insignes rebrodés d’or en forme de feuille de banian, font retentir les murs de l’Auguste salle de leurs stances récitées à la gloire du Maître. Sa Majesté Très Pieuse récite en même temps les versets sacrés et après s’être recueillie devant les deux Sangharaja, regagne le Preah Tineang Maha Monti ou Petite Salle du Trône, accompagnée de la Princesse Royale sa cadette.

Couronnement 3

Quelques instant plus tard, le Souverain revient et c’est au tour des Bakous de réciter leurs prières. Le Roi se tourne alors vers le Trône et fait le serment royal en promettant de servir fidèlement son Peuple, la Religion bouddhique et brahmanique et appelle les Princes, les Princesses et tous les Grands du royaume à l’aider dans sa Haute Mission. Les Bakous se déploient tout autour du Trône et invoque alors le Grand Tevoda qui protège le Preah Maha Svettechhatr. Puis, ils présentent au Monarque les statues de Shiva et Vishnu et Lui versent à nouveau l’Eau Lustrale. Une feuille d’un arbre sacré du Palais Royal est glissée sur son oreille droite après avoir été bénite. Le Ministre du Palais lit alors les textes sacrés qui consacrent le Souverain Maître de la Vie et qui lui confèrent la suprême autorité sur la terre, l’eau, les montagnes et les forêts de tout le Royaume. Les conques retentissent à nouveau et l’ensemble de l’assistance se prosterne trois fois. Viennent ensuite les hommages de l’eau sacrée et des bougies offertes par les Grands du Royaume, la Première Princesse du Sang et le Doyen du Corps Diplomatique. A ce moment, le Roi se retire dans le Preah Tineang Maha Monti où Il est rejoint par les Membres de la Famille Royale et les Grands du Royaume pour le Preah Reach Bamvil Popil, rite de fécondité brahmanique qui est effectué dans la plus stricte intimité.

Alors que le soleil vient à peine de se coucher sur les toits dorés de la Capitale, les crépitements des feux d’artifices tirés devant le Palais Royal annoncent le début des festivités populaires. Déjà sous les silhouettes graciles des apsaras dansantes du Pavillon des Rayons de Lune, les Personnalités invitées par le Monarque échangent leurs impressions, tandis que l’orchestre royal égrène mélodieusement les notes de la plus célèbre des compositions royales: «Le Soir où je t’ai rencontrée»…